Brigata Garibaldi "Antonio Gramsci" (Italia centrale)

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Brigata Garibaldi "Antonio Gramsci"
Descrizione generale
AttivaValnerina, Appennino Centrale, Conca ternana, Conca reatina, Subappennino, Valle del Tevere marzo-giugno 1944. Piena operatività (marzo, aprile '44)
Attivono
Nazione Repubbliche Partigiane Italia
ServizioResistenza italiana
TipoBrigata Garibaldi
Dimensionecirca 2000 uomini
EquipaggiamentoArmi individuali del Regio Esercito e della Wehrmacht (prede belliche o sottratte)
Battaglie/guerreGuerra di Liberazione
Parte di
Comando generale Brigate Garibaldi
Comitato di Liberazione Nazionale
Reparti dipendenti
Comandanti
Degni di nota
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La Brigata Garibaldi "Antonio Gramsci" fu una brigata partigiana attiva durante la resistenza al nazifascismo nell'Italia centrale, tra Lazio, Umbria e Marche. I sette battaglioni della Brigata riuscirono a liberare, controllare territori e costituire ufficialmente una delle prime Repubbliche partigiane, tra le prime zone libere d'Italia.[1][2][3]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Nasce ufficialmente nel febbraio del 1944 in seguito al radicamento e alla crescita del Battaglione Spartaco Lavagnini, dietro indicazioni di Celso Ghini nome di battaglia di "Naso"[4], inviato del CLN per il PCI[5] come ispettore delle Brigate Garibaldi nel Lazio, in Umbria e nelle Marche. In quest'ultima regione è stato anche membro del comitato insurrezionale.

Il propulsore, prima commissario politico e poi comandante militare, fu Alfredo Filipponi nome di battaglia "Pasquale", dirigente comunista di Terni, che guidò il gruppo fin dal primo nucleo costituitosi immediatamente dopo l'armistizio dell'8 settembre.

La Brigata era prevalentemente costituita da operai, contadini, militari sbandati, renitenti alla leva, ex prigionieri di guerra alleati e sovietici, nonché - di fondamentale importanza - da un importante nucleo di prigionieri jugoslavi evasi nel settembre 1943 dal carcere di Spoleto: Svetozar Lakovic "Toso"[6] fu a lungo comandante militare nella Brigata, che arrivò a essere composta da un migliaio di partigiani, divisi nei battaglioni Spartaco Lavagnini, Giovanni Manni, Guglielmo Morbidoni, Paolo Calcagnetti, Tito 1 e Tito 2[7][8], Germinal Cimarelli[9][10][11].

Battaglioni[modifica | modifica wikitesto]

Il Battaglione Spartaco Lavagnini[12] è stato operativo tra la Valnerina, la zona di Cascia in Umbria, e quella di Leonessa e Poggio Bustone nel Lazio.

Il Battaglione Giovanni Manni'[13] era operativo sui Monti San Pancrazio[14] e Monte Cosce tra i comuni di Calvi dell'Umbria, Otricoli, Stroncone, Narni, Configni, Vacone, Torri in Sabina, Montebuono.[15] Il Battaglione Manni fu conivolto insieme alla Banda Strale autonoma[16] nel rastrellamento nazifascista operazione "Osterei" 12 -15 Aprile 1944 nell'area geografica del Monte San Pancrazio – Monte Cosce, subappennino a ridosso della valle del Tevere tra Lazio e Umbria dove vennero trucidate dai nazifascisti 38 persone.[17]

Il Battaglione "Paolo Calcagnetti"[18] operava tra la Valnerina, la Conca reatina e l'Appennino Umbro-Laziale nei comuni di Arrone, Polino, Rivodutri, Poggio Bustone, Leonessa, Morro Reatino, decisivo fu l'intervento nella Battaglia di Poggio Bustone.

Le azioni[modifica | modifica wikitesto]

Il periodo di maggiore efficacia della formazione partigiana è compreso tra il febbraio e la fine di marzo 1944: in quel periodo i sei battaglioni della Brigata riuscirono a liberare, controllare e costituire ufficialmente una delle prime Repubbliche partigiane la prima zona libera d'Italia, che si estendeva tra Visso, la Valnerina fino a Ferentillo, Piediluco, i comuni di Cascia, Monteleone di Spoleto, Norcia, Leonessa e Poggio Bustone, altre squadre volanti agivano fino a Posta, sulla Salaria e nello Spoletino. L'obiettivo strategico era di creare una sorta di diaframma tra la Flaminia e la Salaria, per disturbare gli approvvigionamenti tedeschi verso l'Adriatico in un momento della guerra (la primavera del 1944) in cui l'offensiva degli Alleati si concentrava tra Ortona e Cassino. Tra il 1° e l'12 aprile del 1944 la zona libera e l'area operativa della Brigata fu sottoposta a un feroce rastrellamento da parte di reparti italo-tedeschi. La Brigata subì un duro colpo: rischiò il completo sbandamento e dovette abbandonare tutti i maggiori centri abitati da essa occupati.

Territori liberati[modifica | modifica wikitesto]

Molte sono le zone dell'Italia centrale liberate dall'occupazione nazifascista, dai partigiani dalla Brigata Garibaldi "Antonio Gramsci", le cosiddette Repubbliche Partigiane il primo esperimento di autogoverno attuato da partigiani[19][20].

Il 16 marzo 1944 il Comando della Brigata Garibaldi "Antonio Gramsci" [...] emana il seguente, nuovo proclama, da affiggere a mezzo di "200 manifesti murali": Il testo[1] roportato di seguito è di questa fonte, mentre una versione ridotta appare in A.Fi.[21] 1976.

Con la liberazione di Cascia, Monteleone, Aruscio, Norcia, Leonessa, Albaneto, Poggio Bustone e le rispettive frazioni dei Comuni sopra citati, nonché i Comuni della Valnerina Alta, la Brigata Garibaldina a tutt'oggi ha liberato circa mille chilometri quadrati di territorio. Migliaia e migliaia di lavoratori sono stati liberati dalla schiavitu' nazifascista. Questo Comando mentre invita i cittadini a collaborare con i partigiani per le necessita' delle popolazioni liberate, rende noto che da oggi 16 marzo 1944 il territorio sopra descritto compreso [tra] S. Pancrazio (Narni) [e] l'Alta Valnerina, con limiti: La Valle di Ferentillo, Castiglioni di Arrone, Rivodutri e Albaneto, è considerato staccato dalle Province di Terni, Perugia e Rieti, città ancora sotto il dominio nazifascista, e legato alla città di Cascia, da questo momento considerata capoluogo di tale territorio. Perciò la Brigata Garibaldina Gramsci, è l'unica autorita' operante in detto territorio, che degnamente rappresenta l'Italia democratica. Da oggi il Comando di Brigata in collaborazione con i Comitati di Liberazione assume le responsabilita' militari, politiche e amministrative di fronte a tutti gli abitanti della zona. Pertanto i cittadini per le loro necessita' sono invitati a rivolgersi, oltre che ai rispettivi Comuni, al Comando di Brigata, sito all'albergo Italia di Cascia. Il Comando.[2]

La riorganizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Successivamente ai grandi rastrellamenti nazifascisti della primavera del 1944 nell'Appennino centrale, avvenne la difficile riorganizzazione della Brigata, si dovette procedere alla divisione operativa dei reparti: I due battaglioni prevalentemente jugoslavi Tito 1 e Tito 2, che tra l'altro erano quelli che avevano meglio retto l'urto del rastrellamento grazie a una ritirata verso Norcia e Visso, continuarono ad agire autonomamente sul confine marchigiano, al comando di Svetozar Lakovic "Toso"[22]; i battaglioni sotto il diretto comando di Alfredo Filipponi, andarono riorganizzandosi faticosamente sui monti più vicino a Terni, nei dintorni di Polino.

Controversie[modifica | modifica wikitesto]

Fortemente colpita nelle sue capacità militari durante brutali rastrellamenti nazifascisti che hanno causato per rappresaglia diverse stragi di civili, la Brigata è sta oggetto di controversie legati alle vicende di Jolanda Dobrilla[23] giovane intreprete e spia della Wermach rifugiata a Lugnola frazione del comune di Configni, la maestra Pia Lamponi Liberati a Miranda, sopra Terni, del possidente terriero Alverino Urbani, del dirigente d'azienda Alessandro Corradi. Episodio di interesse storico riveste anche l'uccisione del sindacalista fascista Maceo Carloni[24][25], avvenuta il 4 maggio 1944: quest'ultimo caso, in specie, fu oggetto di molte controversie nel dopoguerra sulla sua giustificabilità o meno come atto di guerra[26]. Considerato una spia dei nazifascisti, Maceo Carloni fu condannato a morte dal Tribunale militare straordinario della Brigata garibaldina 'Antonio Gramsci', come dichiarato nel processo presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Terni il 09.07.1952 dal comandante partigiano Alfredo Filipponi, fu prelevato e giustiziato nella notte del 4 maggio 1944 a Casteldilago frazione del comune di Arrone, dai partigiani della Brigata garibaldina 'Antonio Gramsci', il fatto costituisce un atto di guerra partigiana, inquadrato nel contesto storico della lotta contro il fascismo, durante il regime fascista e come tale compreso nell'aministia per i reati politici antifascisti, decreto legislativo 17.11.1945 n.719.[27][28]

Liberazione di Terni[modifica | modifica wikitesto]

Con lo sfondamento delle difese tedesche in Lazio e Abruzzo, avvenuto nella seconda metà di maggio 1944, anche la Brigata Gramsci riuscì a riprendere fiato; il 13 giugno 1944 le forze partigiane parteciparono alla liberazione di Terni entrando nella città martoriata dai bombardamenti da nord, in contemporanea alle truppe inglesi che vinsero le ultime resistenze nemiche e passarono il Nera da sud. Sulla questione della liberazione di Terni, ovvero della partecipazione o meno delle truppe partigiane sono in corso approfondimenti storici.

Molti componenti della Brigata si arruolarono poi nell'8º Gruppo di combattimento "Cremona", che a fianco degli Alleati proseguì la guerra nel ravennate fino alla Liberazione.

Caduti noti[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglie d'oro al valor militare alla memoria concessa a Germinal Cimarelli, caduto presso Cesi, con la seguente motivazione:[33][34]

"Dopo l'8 settembre fu tra i primi a insorgere contro l'invasore. Comandante di un distaccamento partigiano, durante un potente rastrellamento tedesco, allo scopo di evitare la distruzione del suo reparto in procinto di essere accerchiato, ne ordinava il ripiegamento che proteggeva, rimanendo solo sul posto, col fuoco di una mitragliatrice diretto contro i tedeschi incalzanti. Quale sfida al nemico issava il tricolore e dopo lunga ed impari lotta, crivellato di colpi, cadeva da eroe sull'arma salvando così con il suo cosciente sacrificio tutti i suoi compagni. Umbria, 20 gennaio 1944."

La data del decreto è in fase di verifica

Archivio sonoro[modifica | modifica wikitesto]

Inno della Brigata Garibaldi "Antonio Gramsci"[modifica | modifica wikitesto]

Canzone partigiana e inno della Brigata Garibaldina "Antonio Gramsci". La musica è tratta da "Po šumama i gorama", un canto partigiano jugoslavo. Canzone tratta dal disco "La Valnerina ternana", dei Dischi del Sole. Secondo le memorie del comandante della brigata Alfredo Filipponi, sarebbe stato insegnato loro da un disertore, noto come "Pietro l'Albanese". Autore del testo, il partigiano poeta Dante Bartolini 1943.[35]

Testo

Su fratelli su compagni

su villaggi su città siamo

noi i partigiani per la vostra libertà.

Operai e contadini

tutti uniti vincerem

all'appello di Stalin

siamo i primi partigian.

Operai e contadini

distruggete l'invasor

i fascisti burattini

e il tedesco distruttor.

Italiani alla riscossa

giunta è l'ora di pugnar

comunisti bandiera rossa

già si vede sventolar.[36]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Filipponi 1991, pp.348ss
  2. ^ a b I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana, vedi Zona liberata di Cascia, su www.cnj.it. URL consultato il 6 giugno 2023.
  3. ^ Antifascismo e resistenza in Umbria | Documentario RAI (1994), Gianfranco Canali, storico e ricercatore dell'ISUC., su youtube.com.
  4. ^ Celso Ghini | ANPI, su www.anpi.it. URL consultato il 7 giugno 2023.
  5. ^ Archivio Resistenza fondazione Gramsci: Umbria "Brigata Gramsci", Relazioni sulla brigata A. Gramsci, 4 mar. - 30 ago. 1944. - Allegati, Foglio n.2, su archivioresistenza.fondazionegramsci.org.
  6. ^ Svetozar Lakovic "Toso" nasce a Berane, in Montenegro, il 1º giugno 1915. Con l'invasione nazifascista del suo Paese. iniziata nell'aprile 1941, è subito attivamente impegnato nella Resistenza locale. E arrestato l'anno successivo dalle autorità del regno d'Italia fascista d'occupazione e processato dal Tribunale militare di Guerra di Cetinje, che lo condanna a venti anni di reclusione per attentato alle Forze armate del regno d'Italia fascista. Trasportato in Italia finisce poi alla Rocca di Spoleto, da dove fugge il 13 ottobre 1943, dando inizio al suo impegno nella Resistenza in Umbria che lo avrebbe portato al ruolo di comandante della brigata garibaldina "A. Gramsci", operante sulla dorsale appenninica umbro-laziale-marchigiana. Completata la liberazione della zona, rientra in Patria e prosegue la lotta contro i tedeschi. Nel dopoguerra lavora come ingegnere presso l'Istituto tecnico militare di Belgrado. Proprio in questa città muore il 28 febbraio 1984. [1]
  7. ^ I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana, su www.cnj.it. URL consultato il 15 giugno 2023.
  8. ^ Panorama, 15 feb. 1975, n.3, pp.16-17 (PDF), su cnj.it.
  9. ^ Germinal Cimarelli | ANPI, su www.anpi.it. URL consultato il 6 giugno 2023.
  10. ^ Precedentemente: Gruppo “Stella Rossa”, pag 42 https://isuc.alumbria.it/sites/default/files/allegati-pagine/2009_AnpiAnppiaTr_0.pdf
  11. ^ Intervista con Guglielmo Vannozzi, Cassette / ID Audio files: GCA017 Data: 13/08/1981: La fondazione del gruppo partigiano "Stella Rossa", pag 27 [2]
  12. ^ Spartaco Lavagnini fu dirigente del Sindacato Ferrovieri Italiani (SFI) e redattore del periodico socialista La Difesa. Divenuto dopo il congresso di Livorno segretario della federazione fiorentina del Partito Comunista d'Italia e direttore de L'Azione Comunista, fu assassinato da un gruppo di squadristi fascisti nella sede dell'SFI.
  13. ^ Giovanni Manni operaio comunista accoltellato ventenne nel 1921 da un fascista sepolto a Terni. Operai antifascisti e partigiani a terni, pag 372 Non qui sotto/questa nera zolla/dovevi finire la tua gioventu/straziata da ferro omicida/
  14. ^ In passato Monte Rosaro
  15. ^ Maristella Marinelli racconta le memorie di Edmondo Marinelli comandante partigiano di Otricoli - 2. URL consultato il 2 novembre 2021.
  16. ^ Oberdan Cianchetta partigiano anarchico di Narni, su corriere.it.
  17. ^ Angelo Bitti racconta allo Speco di Narni l'eccidio nazifascista del rastrellamento "Osterei" 1944. URL consultato il 2 novembre 2021.
  18. ^ Paolo Calcagnetti, originario di Arrone in provincia di Terni, antifascista e artista non violento, prima assegnato al confino, poi picchiato selvaggiamente dai fascisti, che gli fecero così scontare l'esultanza dimostrata al momento della caduta del fascismo nei giorni successivi all'arresto di Mussolini, Calcagnetti morì in Arrone il 4 ottobre 1943 a seguito delle gravi percosse subite
  19. ^ Andrea Martocchia, Cascia, la prima Zona libera d’Italia, su Patria Indipendente, 23 dicembre 2015. URL consultato il 6 giugno 2023.
  20. ^ (EN) Il partigiano “Merenna” Sante Giovannetti ci ha lasciati, su il manifesto, 24 febbraio 2021. URL consultato il 6 giugno 2023.
  21. ^ Memorie di Alfredo Filipponi 1976
  22. ^ Toso – Memorie di un comandante partigiano montenegrino | Pietre della Memoria, su pietredellamemoria.it, 7 aprile 2022. URL consultato il 7 giugno 2023.
  23. ^ Angelo Bitti sulla storia di Jolanda Dobrilla interprete della Wehrmacht rifugiata a Lugnola. URL consultato il 2 novembre 2021.
  24. ^ Fabei S., Fascismo d'Acciaio, Mursia 2013
  25. ^ Pirro V., Maceo Carloni. Storia e politica, Intermedia Edizioni 2019
  26. ^ Marcellini M., I giustizieri. 1944, la brigata «Gramsci» tra Umbria e Lazio, Mursia 2009
  27. ^ Sentenza Istruttoria di Proscioglimento per amnistia emessa dal G.I. del Tribunale di Terni in 09.07.1952
  28. ^ Decreto Legge 17 novembre 1945, n. 719, amnistia per reati politici antifascisti. (045U0719) (GU Serie Generale n.141 del 24-11-1945), su gazzettaufficiale.it.
  29. ^ 10 marzo 1944 - Battaglia di Poggio Bustone - Sotto la guida del questore Bruno Pennaria, su ordine del federale della provincia Ermanno Di Marsciano, 200 tra militi della Gnr e soldati dell'esercito iniziano un rastrellamento, durante il quale uccidono tre uomini e feriscono altre cinque persone. Una squadra partigiana di 24 uomini della Brigata Garibaldi A.Gramsci, btg. "Paolo Calcagnetti" capeggiata da Emo Battisti, attacca di sorpresa i militi e, sostenuta dalla ribellione della popolazione, riesce a scacciarli distruggendone gli automezzi e provocando 14 morti (tra i quali lo stesso questore), circa 30 feriti e 2 civili uccisi dai nazifascisti. (cit. in Cronologia della Resistenza nel Lazio)
  30. ^ Don Concezio Chiaretti, in Donne e Uomini della Resistenza, ANPI. URL consultato il 26 settembre 2023 (archiviato il 6 giugno 2008).
  31. ^ Don Concezio Chiaretti, cappellano della Divisione Julia, pur di simpatie antifasciste non era organico alla Brigata Gramsci, né ad altre formazioni. Il 9 dicembre 2014 il cugino, Giuseppe Chiaretti, ne ricostruisce la vicenda in Leonessa, la strage del Venerdì Santo articolo pubblicato su Avvenire.
  32. ^ Alfredo Petrini testimone della resistenza partigiana a Poggio di Otricoli 1944 - Anpi Narni Parte 2. URL consultato il 2 novembre 2021.
  33. ^ Presidenza della Repubblica, Onorificenze, dettagli del decorato
  34. ^ Biografia da ANPI
  35. ^ Su fratelli su compagni (1943) di Dante Bartolini - Testo accordi e musica | ilDeposito.org, 1º gennaio 1943. URL consultato il 6 giugno 2023.
  36. ^ Su fratelli e su compagni - Canto partigiano umbro. URL consultato il 6 giugno 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alfredo Filipponi, Il diario di Alfredo Filipponi, comandante partigiano, a cura di Giuseppe Gubitosi, Editoriale Umbra, Perugia 1991.
  • AA.VV., L'Umbria dalla guerra alla Resistenza, Selci Lama 1998, Isuc Editoriale Umbra, Perugia.
  • Sergio Bovini, L'Umbria nella Resistenza, Editori Riuniti 1972.
  • Giorgio Pisanò, Storia della guerra civile in Italia 1943-1945, ECO, Melegnano 1999.
  • Vincenzo Pirro, Una vittima della guerra civile: Maceo Carloni, in Memoria Storica n. 14/15, Ed. Thyrus, Arrone 1999.(La Storia riscritta dagli Storici)
  • Marcello Marcellini, I giustizieri. 1944, la brigata «Gramsci» tra Umbria e Lazio, Mursia 2009.
  • Antifascismo e movimento operaio a Terni. Interviste di Gianfranco Canali (1981-1993) ISUC Umbria.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]